Mettiamo Radici

“Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi tu vinci” – Mahatma Gandhi

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8 mesi fa..

8 mesi fa ho scritto un Eptalogo.

Rileggerlo oggi mi fa un po’ di tenerezza.

Fiducia

Il PD si sta sciogliendo come neve al sole, si sta sgretolando a causa del suo passato e delle “decisioni” prese dal suo gruppo dirigente. Si potrebbe forse dire che il peccato originale sia stato l’aver prima parlato di innovazione radicale, passando per l’idea di andare da soli alle elezioni, seguendo poi con l’alleanza con l’Italia dei Valori e con i Radicali, che si è dimostrato un errore. Anch’io ritenevo potesse essere una buona idea, ma avevo gli occhi foderati di prosciutto e non mi rendevo conto che le elezioni erano ragionevolmente perse ancora prima di essere giocate, e non sapevo che la sinistra radicale sarebbe uscita dal Parlamento. Non aver riconosciuto in Di Pietro un pericolo, generato dalla stessa identica ricerca di visibilità che ha significato la tomba per il Governo Prodi, ha causato i danni che vediamo oggi.

Alla vigilia delle elezioni politiche, in tantissimi hanno richiesto alla dirigenza del PD di allargare il più possibile i partecipanti alla decisione delle candidature, se possibile anche di fissare delle primarie per decidere delle candidature, ma invece si è preferito scegliere di non rischiare, di non turbare gli equilibri. Perchè, evidentemente, fare delle primarie avrebbe provocato un cambiamento negli equilibri tra i rapporti DS/Margherita nei partecipanti alle liste. Magari (eresia!) ci sarebbe pure scappata qualche partecipazione esterna non riconducibile ai due partiti fondatori. E poi, la base non sarebbe stata pronta al passaggio psicologico di due esponenti o più dello stesso partito che competono tra loro per un posto in lista, dovendo scegliere e poi mantenere il voto per il partito nonostante il proprio “preferito” avesse perso.

Sbagliato! Avreste dovuto avere più fiducia negli italiani! Magari poi essi avrebbero ricambiato con la loro!

Quello che è mancato non è la fiducia degli italiani per il PD, il punto è l’esatto contrario: è mancata la fiducia del PD nei confronti di tutti gli italiani. “Ci pensiamo noi a scegliere chi va in Parlamento”, li sento dire, “noi sappiamo cosa fare, non preoccupatevi”. Evidentemente si sbagliavano.

Invece, io ho come la convinzione che, forse, messi nella condizione di decidere liberamente, in Primarie vere, in cui la competizione non sia precostutuita e precotta, i cittadini-elettori avrebbero potuto dire la loro sul serio. E avrebbero parlato chiaro. E, forse, avremmo evitato qualcuna delle pessime storie che ascoltiamo in questi giorni in televisione. E ci saremmo pure risparmiati la faccia depressa di Veltroni in TV.

Il Maggio, in Novembre

Anche se il nostro maggio
ha fatto a meno del vostro coraggio
se la paura di guardare
vi ha fatto chinare il mento
se il fuoco ha risparmiato
le vostre Millecento
anche se voi vi credete assolti
siete lo stesso coinvolti.

E se vi siete detti
non sta succedendo niente,
le fabbriche riapriranno,
arresteranno qualche studente
convinti che fosse un gioco
a cui avremmo giocato poco
provate pure a credervi assolti
siete lo stesso coinvolti.

Anche se avete chiuso
le vostre porte sul nostro muso
la notte che le pantere
ci mordevano il sedere
lasciamoci in buonafede
massacrare sui marciapiedi
anche se ora ve ne fregate,
voi quella notte voi c’eravate.

E se nei vostri quartieri
tutto è rimasto come ieri,
senza le barricate
senza feriti, senza granate,
se avete preso per buone
le “verità” della televisione
anche se allora vi siete assolti
siete lo stesso coinvolti.

E se credete ora
che tutto sia come prima
perché avete votato ancora
la sicurezza, la disciplina,
convinti di allontanare
la paura di cambiare

verremo ancora alle vostre porte
e grideremo ancora più forte

per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti,
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti.

(Fabrizio De Andrè, La canzone del Maggio)

Del decreto Gelmini

Il decreto Gelmini è legge. Perchè è stato fatto? Per tagliare denaro dal bilancio dello Stato. Punto.

Il decreto è l’ennesimo errore del Governo Berlusconi, dopo il 1994 (pensioni), il 2008 (scuola). L’errore non sta nell’intenzione di tagliare, accorpare e cercare di risparmiare risorse, cosa in sè corretta. L’errore sta nel metodo, quello per cui si prendono decisioni importanti, che avranno ricadute sul destino del nostro Paese, senza in nessun modo consultare persone che abbiano competenza sul tema della scuola. Senza consultare gli insegnanti, le famiglie, gli studenti. Tremonti ha tagliato, e il ministro ha eseguito. Tutto questo perchè il ministro non ha competenza e conoscenza di che cosa sia la scuola italiana oggi. Non ha competenza su che cosa sia il merito, pur usando questa parola, visto che per sua stessa ammissione ha scelto dove fare l’esame di avvocato sulla base di quanto facile fosse avere successo nell’esame in una particolare sede: tutto questo alla faccia di chi si spacca la schiena sui libri per passare, magari nella sede in cui è più difficile.

Anche un bambino lo capisce: se si sottrae un numero ad un altro, il primo numero diminuirà, ed invece si continuano a sentire parole sul fatto che si toglieranno soldi alla scuola, ed insegnanti, ma il monte-ore di insegnamento ricevuto dai bambini non diminuirà, al contrario aumenterà.

Lo ripeto, non è il provvedimento in sè e per sè. E’ il metodo. L’assoluta assenza di ascolto da parte del Governo, a rappresentare l’errore più grande.

Se si vuole poi considerare anche l’Università, essa sarà degradata ad organo privato, controllato da fondazioni non si sa bene fondate quando e da chi, con finanziamenti statali a scendere, e quote d’iscrizione a salire: esse impediranno di fatto a molti di iscriversi e ricevere un’istruzione universitaria di alto livello. Le aziende DEVONO entrare in Università, devono farlo, ma come organi distinti dall’Università stessa. Il rischio della Fondazione sta, ancora, nel metodo con cui verrà scritto il decreto. Se si tenterà di sostenere l’Università e la ricerca, non modificando le rette di iscrizione, creando dei progetti che permettano agli studenti di fare esperienze lavorative/stage sin dai primi anni del loro corso di studi, promuovendo la collaborazione tra facoltà e aziende, allora l’idea potrebbe essere interessante. Se invece il provvedimento sarà solo il pretesto per una privatizzazione di fatto delle università, con un controllo di fatto da parte dei privati su quali corsi di studio creare e sostenere, allora i rischi saranno grandi, troppo grandi per il nostro Paese.

Il rischio provocato dalla destra al Governo è dato dalla loro assoluta assenza di capacità. Sono maldestri. Non sono capaci di prendere una decisione collegiale. Hanno bisogno del capo che prenda decisioni per loro.

Biochimica e politica

Le cellule umane sono organismi in miniatura. Vivono, muoiono, comunicano, ascoltano l’ambiente che li circonda. Come fanno ad ascoltare? Utilizzano migliaia e migliaia di “orecchie”, rivolte verso il loro esterno, che controllano quel che succede al di fuori della porta di casa, e lo riferiscono all’interno. Queste orecchie sono i recettori, proteine che legano ognuna un segnale diverso, e, per mezzo di reazioni biochimiche trasferiscono il segnale da quel che succede nel mondo, verso l’ambiente della cellula.

La presenza dei recettori sulla membrana, la “pelle” delle cellule, non è casuale, ma controllata fin nei minimi particolari. Risponde ad un equilibrio perfetto, retto da innumerevoli sistemi di regolazione. Il recettore ha il compito di ricevere il segnale, per poi riproporlo all’interno della cellula, con l’intensità adeguata, che non dovrà mai variare, nè in segno più, nè in segno meno. Se però il recettore lega troppo del segnale esterno, detto ligando, c’è il rischio che vari l’intensità della risposta interna. Il sistema replica allora diminuendo il numero di recettori che si trovano affacciati verso l’ambiente, modulando così le segnalazioni da fuori. Questo principio è la causa della assuefazione da droghe. L’organismo cerca di modulare il segnale anomalo, diminuendo i recettori.

 

Flashback al Marzo 2001:

“[…]Berlusconi è una di quelle malattie che si curano con il vaccino. E per guarire da Berlusconi ci vuole una bella dose di vaccino Berlusconi. Bisogna vederlo al potere”

Dette da Indro Montanelli ad Enzo Biagi in una puntata del Fatto. Ovviamente si sbagliava. Siamo ormai stati “vaccinati” a profusione, ma gli effetti non si vedono. Quel che si vede, invece, è l’effetto descritto (male) nel paragrafo precedente: quello dell’assuefazione. Può succedere quasiasi cosa, qualsiasi cosa può dire, che nulla cambia e nulla succede. Berlusconi non è un vaccino, è una droga. Funziona sia con quelli che lo vogliono, che con quelli che lo ripudiano, il “Berlusconi passivo”. Ti prende, ti s’infiltra nella testa, non ti lascia più libero. Quel che si dovrebbe fare è una bella disintossicazione. Con uno strumento principe, il telecomando. Ogni volta che compare lui, la Tv cambia magicamente canale. E il mondo torna a sorridere.

su “vaicolmambo”

Ho commentato questo post su VaiColMambo, il blog iniziato da Peppino Caldarola qualche mese fa.

Se qualche “passante” volesse dare un’occhiata e lasciare un commento, ne sarei felice.