Mettiamo Radici

“Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi tu vinci” – Mahatma Gandhi

Suolo contaminato da petrolio ? Dateglielo da mangiare.

Ai batteri, naturalmente.

Batteri che mangiano petrolio, quelli che sarebbero stati selezionati e ottimizzati per il trattamento delle contaminazioni da derivati del petrolio nel suolo. In particolare questi batteri sono stati selezionati per la capacità di sopravvivere ad esposizione ad elevate quantità di idrocarburi, degrandandoli, ma solo quando il petrolio non è presente ad alti volumi. I batteri tendono infatti a crescere esclusivamente agli estremi delle estensioni o macchie di petrolio sul terreno, cioè dove il petrolio non manca, e sono presenti anche altri nutrienti necessari alla loro sopravvivenza. I batteri che degradano idrocarburi sono sempre esistiti, ma quello che manca è la capacità di stimolarne la riproduzione anche in ambienti ricchi di idrocarburi e privi dei nutrienti che ne sostengono normalmente la crescita.

In particolare il batterio Alcanivorax borkumensis è conosciuto da tempo ed è stato selezionato e preparato dalla compagnia biotech texana Altogen Labs in modo da poter essere consevato in forma secca per poi riportarlo in funzione con aggiunta di acqua ed addizionarlo alle zone contaminate. I batteri sono stati studiati e progettati in modo da essere specifici per particolari combinazioni di idrocarburi, e non per qualsiasi tipo di molecola organica. Inoltre il processo studiato in laboratorio sembra permettere un’accelerazione dei ritmi di degradazione delle molecole del petrolio da parte dei batteri, garantendo una maggior velocità nella eliminazione delle contaminazioni di suolo.

Fonti: The Biotech Weblog, PR Newswire

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